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22.07.2013 12:51

Ugo Borlenghi ha una particolare sensibilità plastica: ascolta e sente i volumi, i movimenti della materia più nello sguardo, già e più nello sguardo che nella manipolazione dei materiali o nella misura dello spazio come rapporti di volumi. E’ una sensibilità poetica, lirica, non costruttiva, tutta intuitiva, così che le forme - indifferentemente piccole  e grandi – assumono per lui arcaiche valenze totemiche, di rapporto “religioso” con la natura, perché esito di una scelta che privilegia l’ascolto e il dialogo intimo, la percezione di risonanze emergenti e segrete nella materia, di potenzialità allusiva e di sintesi connotativa, emblematica: il mondo inanimato dei minerali – dice Borlenghi – racchiude nel suo interno la storia del mondo.   Giorgio Segato

 

Le opere di Ugo Borlenghi raccontano il rapporto intimo dell’artista con la natura. Egli cerca l’ispirazione nella pietra, recuperando con la sua sensibilità forme in parte già plasmate da madre natura. A partire da questi “reperti” di intrigante vocazione plastica, lo scultore ricava poi un calco per la traduzione dei volumi in bronzo, mantenendone la purezza dei profili e lavorando invece le variabili cromatiche sulle superfici, che si tingono di una ritrovata luminosità. Ogni scultura è un archetipo, una sintesi di energia spirituale emanante una sensazione di straordinario nitore. L’intervento dell’artista rispetta il lavoro del tempo, degli agenti atmosferici che modellano le superfici, le consumano. Osservando questi lavori, dominati da semplicità e armonia formale, si ha l’impressione di trovarsi di fronte a una sorgente di essenza cosmica svelata, da contemplare in religioso silenzio.  Paolo Levi

 

Le “Forme Silenti” di Ugo Borlenghi suggeriscono un atteggiamento di ascolto, guidandoci attraverso un  percorso interiore da sempre già inscritto nella materia, quella che docilmente si lascia plasmare dal desiderio dell’homo faber.  Clara  Carpanini

 

Ugo Borlenghi è silente e raccolto  nelle sue sculture in bronzo e lignee che evocano, in forme scandite con nitida essenzialità primordiale, la suggestione del silenzio inteso come condizione di intimo ascolto delle voci magiche e meravigliose che ci giungono dalla natura. Le sue “forme Silenti” a stele che si protendono verso l’alto rivelano l’alta tensione sentimentale e spirituale del loro autore.   Enio Concarotti

 

Ugo Borlenghi è scultore fino in fondo: è lui stesso che plasma ed è ancora lui (forse tra i pochi in Italia) che fonde le opere, che ne ricerca le velature e la pertinenza delle varie patine ossidanti: lavora con la stessa naturalezza bronzo, legno o altro materiale.  Luciano Carini

 

Queste pietre silenti riescono a produrre dinamiche intuitive nella totalità dell’essere, rigenerano gli ambienti naturali ridisegnando quasi una mitologia di impronte e segni archètipi. Pietre quindi accolte come tracce di un racconto frammentato, ora da riordinare, pietresculture come fossero venute dal futuro. Ugo Borlenghi ha realizzato anche opere lignee ed è stato collaboratore e fonditore delle opere di Sebastian Matta.  Luigi Galli di Castelleone

 

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Da sinistra: Adamo Gulì Questore di Piacenza, Ugo Borlenghi, Gaetano Rizzuto Direttore quotidiano "Libertà"

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con Philippe Daverio

 

con Barbara Bouchet